mercoledì 18 maggio 2011

Modifica condizioni – Separazione e Divorzio – Immediata esecutività – Esclusione – Cass. 27 aprile 2011 n. 9373

La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza 27 aprile 2011, n. 9373 ha statuito che le sentenze di modifica delle condizioni di separazione (e di divorzio), non sono immediatamente esecutive senza una espressa clausola di esecutorietà del provvedimento.

Secondo i Supremi giudici nonostante la volontà del nuovo legislatore (l. 51/2006, l. 80/2005) di procedere verso un omogeneità delle due discipline processuali della separazione ed del divorzio, l'unificazione non si è completamente raggiunta, ed alcune differenze permangono.

L'art. 23 L. n. 74/87, ancora operante, estende, infatti, ai giudizi di separazione personale, "in quanto compatibili", le regole dell'art. 4 L. 898, ove si disciplina la procedura dei giudizi di divorzio: in particolare, l'art. 4 comma 11 (ora 14) precisa che, per la parte relativa ai provvedimenti di natura economica, la sentenza di primo grado è provvisoriamente esecutiva, previsione anteriore alla generalizzata esecutorietà delle sentenze di primo grado, introdotta dalla l. n.353 del 1990.

Rimangono estranei a tale previsione tanto la disciplina dei procedimenti di modifica del regime di divorzio, inserita nell'art. 9 l. n. 898, quanto quella dei procedimenti di modifica delle condizioni di separazione di cui all'art. 710 c.p.c.

Entrambi i citati articoli richiamano espressamente la disciplina dei procedimenti in camera di consiglio (art. 737 ss. c.p.c.), e di essa, dunque, anche la previsione dell'esecutorietà, solo ad opera del giudice (art. 741 c.p.c.).

Sicché emerge direttamente dalla legge la non immediatamenta esecutivà dei provvedimenti di modifica delle condizioni di separazione e di divorzio.

Non si potrebbe, sul punto ipotizzare una questione di legittimità costituzionale al riguardo in quanto è stata una scelta discrezionale del legislatore di attribuire ai procedimenti di modifica delle condizioni di separazione e divorzio, le forme di quelli in camera di consiglio.