mercoledì 16 novembre 2022

Coltivazione di cannabis sativa – Vietata l’estrazione e commercializzazione di foglie – Cass. 13 ottobre 2022 n. 43104

La Corte di Cassazione torna ad occuparsi della cannabis sativa ad uso agroalimentare.

In particolare si precisa sull'argomento che la legge del 2 dicembre 2016, n. 242, permette la libera coltivazione di erba legale (Cannabis sativa), ovvero con contenuti di THC (tetraidrocannabinolo) inferiori al 0,2%.

Secondo la pronuncia in commento la coltivazione della cannabis sativa ad uso agroalimentare, promossa dalla legge n. 242/2016, è stata definita non solo «mediante l'indicazione della varietà di canapa di cui si tratta», ma anche «in considerazione dello specifico ambito funzionale dell'attività medesima».

Tale ambito funzionale non contempla l'estrazione e la commercializzazione di alcun derivato con funzione stupefacente o psicotropa.

Secondo i Supremi Giudici, dunque, ne consegue che dalla coltivazione di cannabis sativa L. non possono essere lecitamente realizzati prodotti diversi da quelli elencati dall'art. 2, comma 2, legge n. 242 del 2016 e, in particolare, tale coltivazione non può essere destinata alla commercializzazione di «foglie, infiorescenze, olio e resina»

Affinché una coltivazione possa considerarsi lecita non è sufficiente che riguardi cannabis sativa L. proveniente da semenze certificate, è anche necessario che la coltivazione non sia destinata alla commercializzazione di foglie, infiorescenze, olio e resina, ma sia finalizzata a realizzare una delle categorie di prodotti elencate dall'art. 2/comma legge n. 242/2016.

Nel caso trattato dalla Corte è stato ritenuto integrato il reato in quanto in un’azienda agricola fu rinvenuta una grande quantità di infiorescenze mese a seccare in scatole di cartone e un capannone di circa 500 mq. E tale capannone risultò «adibito alla lavorazione e allo stoccaggio delle infiorescenze di canapa».


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